mercoledì 15 aprile 2015

Mangiare è un atto agricolo

Una mattina di febbraio, il giorno dopo un diluvio universale, vado tutta allegra e felice al mercato dei contadini, ma lo trovo deserto, c'è solo una signora con un banchetto che mi attira poco, perché non risponde all'idea di genuino che cerco (chi mi conosce sa che sono di gusti un po' difficili). Allora vado dalla bottega biologica in cui trovo il mio Pane, ma anche lì il nulla eterno... dopo un momento di sbigottimento il negoziante mi svela l'arcano: il diluvio del giorno precedente non ha permesso ai contadini di raccogliere alcun che.
Uscita dal negozio con qualche carota, rifletto su quanto ero stata sciocca a non pensarci da sola.

L'altro giorno sono andata, di nuovo allegra e felice (è l'effetto che mi fanno le verdure...), a ritirare la mia cassetta al GAS, ma la mia felicità si è presto trasformata in delusione, invece della varietà e della sorpresa che riservano ogni volta le cassette, piene di quello che offre la stagione, trovo una quantità infinita di carote, qualche patata, insalata e fra le altre cose qualche mela tutta rugosa e raggrinzita...
Cosa è successo mi dico? Anche qui lascio lavorare un po' le sinapsi e ci arrivo: siamo all'inizio della primavera, la natura ha i suoi ritmi. Le colture invernali stanno finendo, ma le verdurine primaverili non sono ancora pronte per la raccolta. Quindi se voglio rispettare i ritmi della natura devo accontentarmi di una vita da coniglio per qualche tempo.



Wendell Berry ha detto che "mangiare è un atto agricolo", sembrerebbe banale e scontato, ma riflettendoci non lo è affatto. Che cosa sappiamo di agricoltura? Quanti di noi saprebbero riconoscere una coltura di melanzane, oppure distinguere un melo da un pesco?
Molti hanno ancora la fortuna di vivere circondati dalla campagna, ma pochi sono in qualche modo informati. Siamo talmente abituati a vedere i banchi dei supermercati pieni di cibo in ogni stagione, che abbiamo perso totalmente il rapporto con la terra, o meglio con l'agricoltura!

Ci battiamo per molti diritti, ma abbiamo totalmente affidato all'industria uno dei pilastri della nostra sopravvivenza: il cibo. Ci piace essere definiti "consumatori" anche quando mangiamo e non ci sembra di essere soggetti passivi in questo campo. Abbandoniamo i supermercati, torniamo ai contadini, diamo loro valore, compriamo la nostra verdura al mercato dei produttori locali, cerchiamo di capire quali sono i costi nascosti dei pomodori a 0,80 centesimi e perché danneggiano noi e chi lavora nell'agricoltura. Apriamo gli occhi e torniamo alla terra.

"One reason to eat responsibly is to live free" W. Berry



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